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tpa

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Scritto - 19/09/2012 :  16:08:43  Vedi il profilo  Modifica il topic  Rispondi quotando  Vedi l'indirizzo Ip dell'utente  Cancella il topic
Sull'Imu è già tempo di correzioni: è una «distorsione che un'imposta locale venga assegnata all'Erario». E in Italia, dove «la tassazione immobiliare è più bassa, rispetto ad altri paesi europei», la riforma del catasto deve essere «finalizzata alla perequazione effettiva dei differenziali delle rendite» tra beni siti «in diversi territori urbani (centro e periferia) nelle grandi città».

Ad annunziarlo Fabrizia Lapecorella, direttore del dipartimento finanze del ministero dell'economia, ieri in audizione alla camera sul disegno di legge delega per la revisione del sistema fiscale (AC 5291). Provvedimento che la rappresentante di via XX settembre giudica «estremamente positivo» sul fronte del restyling del meccanismo di attribuzione delle rendite catastali, del miglioramento dei rapporti con i contribuenti e della nuova tassazione sul reddito di impresa, capitoli che anche il Fondo monetario internazionale «ha indicato come priorità».

Per ciò che riguarda l'Imu, si stima dovrebbe fruttare quest'anno poco più di 20 miliardi di euro. Imposta nominalmente comunale però, in base alla manovra correttiva di dicembre, metà del gettito riscosso sulle abitazioni diverse dalla prima casa si prevede vada all'Erario. Lapecorella, sostenendo che l'esecutivo è pronto a valutare modifiche, non spiega, tuttavia, come intende attuarle: le ipotesi circolate indicano che potrebbero essere conferite tutte le entrate derivanti dall'Imu ai comuni in cambio di minori trasferimenti erariali, oppure la tassa potrebbe essere divisa in due (una incassata dallo stato, l'altra dalle amministrazioni locali).

Dinanzi ai membri della VI commissione di Montecitorio (Finanze), la dirigente afferma che il prelievo fiscale sui beni immobili nella nostra penisola è inferiore ad altre nazioni Ue: da noi «la tassazione pesa per lo 0,6% del pil contro il 2,4% della Francia, il 3,1% degli Stati Uniti, il 2,1% del Giappone e una media dell'1,1% per gli stati aderenti all'Ocse», ma con i 20 miliardi di gettito preventivati «supereremo l'1%».

Ecco, dunque, inserirsi nel discorso il progetto di riforma del catasto che, prosegue, garantirà «la redistribuzione del carico tributario in modo coerente con il valore di mercato degli immobili». Il piano sarà realizzato «a invarianza del gettito complessivo derivante dalla tassazione immobiliare», agendo sulle leve delle «aliquote dell'imposta patrimoniale e su quella delle imposte sui trasferimenti».

Auditi nelle stesse ore dai deputati anche Giuseppe Peleggi, direttore dell'Agenzia delle dogane, che mette in guardia il legislatore da interventi sulle cosiddette «tax expenditures», ossia gli sconti fiscali, senza valutarne l'impatto sull'agricoltura nazionale; i nostri prodotti, ammonisce, «non possono essere delocalizzati. Possiamo deindustrializzarci, cercare l'operaio a 199 euro al mese senza ferie, ma l'agricoltura italiana resta.

Quindi, prima di cancellare un numero ci penserei, e guarderei che cosa fanno i francesi e i tedeschi». Il vertice delle Dogane, poi, porta una buona notizia sul fronte della sottofatturazione, fenomeno in decremento (e riguardante soprattutto le merci cinesi), poiché «dal 2005 al 2011 sono stati recuperati dall'importazione di tessile e borse circa 4 miliardi di euro di maggiori tasse».
Critiche al ddl arrivano, a seguire, da Rete Imprese Italia.

Il presidente per un semestre Giorgio Guerrini vede, infatti, il testo «orientato a una manutenzione straordinaria e razionalizzazione dell'attuale farraginoso e vetusto apparato» fiscale. E, al contrario, occorre «definire in modo inequivocabile le caratteristiche delle imprese individuali escluse dal pagamento dell'Irap per l'assenza dell'autonoma organizzazione, cominciando a ridurre gradualmente questo tributo» a partire da quelle di più piccole dimensioni, innalzando la franchigia di imposizione. Misure necessarie, chiosa Guerrini, in un paese in cui la pressione fiscale nel 2012 supera il 45% del pil e quella effettiva circa il 54%, e dove «il costo della burocrazia per le imprese è di 26,5 miliardi».

FONTE: ITALIA OGGI

Amedeo

tpa

390 Posts

Scritto - 19/09/2012 :  16:09:42  Vedi il profilo  Edit Reply  Rispondi quotando  Vedi l'indirizzo Ip dell'utente  Cancella la risposta
Una "Imu 2" solo per le imprese, una patrimoniale ad hoc sul modello inglese con gettito erariale. È una delle ipotesi che il Governo potrebbe valutare per correggere il tiro sull'Imu.

Almeno secondo quando ha precisato il direttore del Dipartimento delle Finanze, Fabrizia Lapecorella, rispondendo nel corso di un'audizione alla Camera sulla delega fiscale: «L'idea di escludere dalla base imponibile dell'Imu gli opifici, gli immobili delle imprese, per assoggettarli a un'imposta patrimoniale erariale è un'idea mutuata dal sistema inglese che è solida dal punto di vista economico; credo sia allo studio della commissione per l'Attuazione del federalismo fiscale e in fondo il Dipartimento dispone delle informazioni di dettaglio sul gettito dell'Imu che possono consentire al Governo di valutare l'opportunità di qualsiasi eventuale intervento correttivo». In ogni caso la decisione spetterà al Governo. «Abolire l'Imu non è oggi a portata di mano, non è realizzabile ed è inutile dirlo.

La Comunità internazionale ci punirebbe immediatamente e si dovrebbe fare subito marcia indietro» ha affermato il ministro del Lavoro Elsa Fornero ieri sera a Ballarò. «Si può alleggerire l'Imu affiancandola con un'imposta personale sui grandi patrimoni mobiliari» ha proposto Pier Luigi Bersani, segretario Pd.

L'Imu è sotto osservazione anche per la sua natura "ibrida", frutto soprattutto dell'esigenza del Governo di far cassa in tempi rapidi alla fine del 2011 per centrare il pareggio di bilancio nel 2013. Come ha sottolineato Lapecorella «c'è la distorsione evidente di un'imposta locale che viene poi assegnata all'erario. D'altra parte – ha aggiunto il direttore del Dipartimento – si è sempre detto che l'intervento sull'Imu era d'emergenza». E per questo la possibilità di una correzione che restituisca tutto il gettito Imu ai Comuni in cambio dell'azzeramento del fondo di riequilibrio, è più di un'idea allo studio. Con l'introduzione dell'Imu, comunque, la tassazione sulla casa in Italia, ha precisato Lapecorella «è in linea con la media Ocse».

E per raggiungere l'equità, l'Imu dovrà essere accompagnata dalla revisione del Catasto dei fabbricati. Punto qualificante della delega fiscale e che rappresenta una delle tre priorità evidenziate anche dal Fondo monetario internazionale che a luglio si è espresso sui contenuti della riforma. Come ha sottolineato Lapecorella, il Fondo ha dato «una valutazione estremamente positiva della delega fiscale e l'ha definita un passo importante in diverse direzioni». Oltre alla revisione del Catasto le priorità del Fmi sono l'introduzione del'imposta sul reddito dell'imprenditore (Iri), la certezza del diritto e il miglioramento della relazione fisco-contribuenti.

A chiedere espressamente una riduzione del carico fiscale sulle imprese e in particolare dell'Imu sugli immobili strumentali è stato il presidente di Rete Imprese Italia, Giorgio Guerrini, nel corso del giro di audizioni sulla delega fiscale. Guerrini ha sottolineato che «i principi contenuti nel disegno di legge sulla delega fiscale vanno nella giusta direzione».

Ma ha lanciato un'allerta: «Non vorremmo, però, che conducessero solo a una sorta di manutenzione straordinaria del nostro complesso sistema fiscale, senza misure reali per favorire lo sviluppo». Per questo, secondo Rete Imprese Italia, «occorre definire in modo inequivocabile le caratteristiche delle imprese individuali escluse dal pagamento dell'Irap per l'assenza dell'autonoma organizzazione, cominciando a ridurre gradualmente questo tributo a partire dalle imprese di più piccole, innalzando la franchigia di imposizione (no tax area Irap)». Ieri, infine, la commissione Finanze ha audito anche il direttore delle Dogane, Giuseppe Peleggi, che nella sua relazione ha evidenziato il ruolo di primo piano che le Dogane si sono ritagliate nella lotta all'evasione. Lo confermano i 3,7 miliardi di euro recuperati come maggiori dazi e Iva nel periodo 2005-2011 nei soli settori dell'abbigliamento, calzature, borse «e solo dalla Cina».

FONTE: IL SOLE 24 ORE

Amedeo
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