Ai comuni il gettito dell'Imu sugli immobili industriali e produttivi, categoria D, oggi destinato allo stato. È questa la proposta dell'Anci per recuperare il miliardo e mezzo che verrebbe a mancare ai sindaci con l'introduzione della Tasi. Una ricetta alternativa a quella del governo che invece ha offerto ai comuni la possibilità di aumentare le aliquote (dallo 0,1 allo 0,8 per mille) creando però forti tensioni all'interno della maggioranza (Scelta Civica ha espressamente minacciato di mettere in difficoltà l'esecutivo al senato), tanto che l'emendamento con la proposta governativa, atteso prima nel dl Imu-Bankitalia (dl 133/2013) e poi nel «salva Roma-bis» (dl 151/2013), non ha ancora visto la luce. La richiesta, formalizzata dal presidente dell'Anci, Piero Fassino, al termine dell'Ufficio di presidenza, avrebbe il doppio pregio di garantire ai municipi il gettito necessario a pareggiare i conti con l'Imu evitando di dover alzare le tasse locali per farlo. E solleverebbe l'esecutivo dall'onere di dover affrontare una materia spinosa, quale l'aumento delle aliquote Tasi, in parlamento dove la maggioranza che sostiene il governo Letta non è più così solida come un tempo. La proposta di assegnare ai comuni il gettito dell'Imu sugli immobili destinati ad attività economiche sarebbe infatti «alternativa» all'aumento della Tasi anche se, a giudizio dell'Anci, ancora «insufficiente» a risolvere il problema. Il miliardo e mezzo che manca nei conti comunali, ha spiegato Fassino, è la somma dei 500 milioni di euro necessari per garantire le detrazioni alle fasce più deboli e del miliardo di euro di mancato gettito sull'Imu prima casa. «La legge di stabilità così com'è uscita non soddisfa le esigenze poste, in particolare non garantisce che nel 2014 i comuni dispongano delle stesse risorse del 2013», ha osservato, «e non garantisce la copertura delle detrazioni a favore dei redditi bassi e delle famiglie». Per finanziare gli sconti alle famiglie il governo ha offerto ai sindaci la chance di premere ancora una volta sulla leva fiscale, ma questa eventualità non piace all'Anci. «Non è corretto far passare la vulgata che per risolvere i problemi serva aumentare le tasse», ha osservato il sindaco di Torino. Per questo l'Associazione dei comuni ha chiesto al governo un incontro «dirimente e risolutivo» per arrivare a una risoluzione rapida dei problemi compatibile con la dead line del 28 febbraio per l'approvazione dei bilanci di previsione. Finché la questione non sarà risolta, i comuni confermano le forme di mobilitazione già messe in atto. A cominciare dalla sospensione della partecipazione Anci alle sedi di concertazione (conferenze Unificata e stato-città) «fino all'incontro con il governo». «La ripresa dei rapporti», ha sottolineato Fassino, «dipenderà dagli esiti di quell'incontro». Stesso discorso per l'assemblea straordinaria dei sindaci, già calendarizzata per il prossimo 29 gennaio, che il presidente Anci conferma. «In quell'occasione», ha concluso Fassino, «ci auguriamo di poter discutere del futuro delle tante norme che interessano i comuni ma questo dipenderà dalle risposte che avremo dal governo: da quelle capiremo se sarà un evento di proposta o di protesta». Altro tema che i sindaci porteranno all'attenzione del governo è «l'annosa e onerosa» delle spese per gli uffici giudiziari che i comuni sono obbligati ad anticipare ma che, da anni ormai, lo stato non restituisce. Fassino dà qualche cifra: «Parliamo di 16 milioni di euro arretrati per Torino e di 25 per Firenze. Si tratta di risorse importanti che ci servono per bilanci già in sofferenza». Un'apertura verso le esigenze di chiarezza poste da Fassino è arrivata dal sottosegretario all'economia Pier Paolo Baretta. «Condivido l'esigenza, espressa dal presidente Fassino, di definire gli aspetti relativi ai bilanci comunali entro breve tempo», ha dichiarato, «e a tal fine, penso sia utile che il confronto tra il governo e l'Anci si avvii già dai primi giorni della prossima settimana». Ma sulla mini-Imu, che i sindaci non hanno mancato di criticare nuovamente in quanto «contraddice l'impegno assunto dal governo di superare l'Imu sulla prima casa», Baretta è stato categorico: la scadenza del 24 gennaio è inderogabile e non può essere prorogata, in via interpretativa, al 16 giugno perché la sanatoria della seconda rata Imu 2013 è una fattispecie «diversa». FONTE: ITALIA OGGI |