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vincenti

1029 Posts

Scritto - 20/11/2012 :  19:58:31  Vedi il profilo  Modifica il topic  Rispondi quotando  Vedi l'indirizzo Ip dell'utente  Cancella il topic
Roma, Torino e Bologna: sono queste le tre città in cui l'Imu sugli affitti è più alta, secondo le elaborazioni condotte dall'ufficio studi della Confappi (Confederazione piccola proprietà immobiliare). Per un alloggio di 100 metri quadrati in posizione semicentrale, con un inquadramento catastale medio-alto, in tutte e tre le città l'imposta dovuta per il 2012 supera i 2.500 euro. A Messina, invece, per lo stesso tipo di appartamento possono bastare 425 euro, mentre a Fermo e a Trento si arriva poco sopra i 500 euro.

Il caro-Imu dipende dalle decisioni comunali, ma soprattutto dalle differenze tra le rendite catastali, che di fatto condizionano la base imponibile su cui si applica l'aliquota locale. Mediamente, le grandi città hanno valori catastali più elevati, così come avviene anche per l'abitazione principale e le seconde case sfitte.

Per gli affitti, però, entrano in gioco anche altre due variabili, affidate alle scelte dei sindaci. Primo: la possibilità che agli affitti a canone libero si applichi un'aliquota più bassa di quella ordinaria. Secondo: l'eventualità che ci sia un'ulteriore riduzione per le locazioni concordate.

Dove la quadratura del bilancio comunale è particolarmente difficile, non è raro imbattersi in delibere che tassano con l'1,06% tutti gli immobili diversi dalla prima casa, comprese quindi le abitazioni sfitte e quelle affittate. Dove invece la finanza locale consente qualche margine di manovra in più, molti sindaci hanno scelto di ridurre la tassazione sugli affitti concordati, magari per dare un messaggio politico di attenzione sociale al problema del caro-affitti. Anche se poi – in assenza di un correttivo per legge – il prelievo Imu sulle locazioni convenzionate si traduce quasi ovunque in un rincaro pesantissimo: basti pensare, ad esempio, che a Torino nel 2011 l'Ici era lo 0,1% calcolato su un valore catastale con moltiplicatore 100, mentre nel 2012 diventa lo 0,575% con un moltiplicatore 160. Senza contare che tra le grandi città ce ne sono molte che non prevedono riduzioni, come succede a Roma, Napoli e Firenze.

Le sperequazioni del prelievo Imu sugli affitti vanno anche confrontate con i canoni medi. Si scopre così che Milano risulta relativamente avvantaggiata rispetto a tutti i centri che la precedono in classifica, perché ha un livello di tassazione più contenuto e affitti tendenzialmente più elevati (con l'eccezione di Roma, a seconda delle zone). E gli stessi vantaggi e svantaggi possono riguardare anche le città più piccole, dove il peso percentuale del prelievo sul canone di locazione può essere anche maggiore.

È presto per dire se e come queste disparità influenzeranno gli investimenti ma la tentazione di avviare una sorta di "arbitraggio catastale" tra le città potrebbe fare capolino tra gli operatori più attenti.

FONTE: IL SOLE 24 ORE

g.vincenti
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