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vincenti
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Scritto - 13/02/2012 : 15:22:39
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La Chiesa e le altre organizzazioni no profit di solidarietà svolgono un'importante funzione, ma certamente, laddove si ravvisassero attività commerciali o miste, si dovrà intervenire con le tasse: non si può tollerare una "leggerezza" su certe coperture commerciali. Ma sia chiaro: non siamo di fronte alla presa di Porta Pia”. Così il ministro per la Cooperazione, l’Integrazione e le Politiche familiari Andrea Riccardi in un passaggio dell’intervista rilasciata oggi a La Stampa in cui affronta delicati temi come l’Ici alla Chiesa e la cittadinanza agli stranieri nati in Italia.
Sull’Ici, dunque, il ministro apre pur sottolineando che “la scelta è nelle mani del premier Monti che sta esaminando tutti gli aspetti della questione”. E’ però per Riccardi un argomento da affrontare quello dell’Ici poiché “dopo la manovra rigorosa del governo, la fase due va proprio in direzione di una maggiore equità”.
Altro tema caldo affrontato da Riccardi nell’intervista è quello della cittadinanza per i figli degli immigrati sulla quale anche il cardinale Bagnasco nei giorni scorsi ha detto parole importanti a favore del provvedimento. “L'intervento del cardinale Bagnasco – ricorda a proposito Riccardi – conferma il grande rapporto della Chiesa con i bambini e i giovani del nostro Paese di origine non italiana. Tra ius soli e ius sanguinis credo che si possa trovare una via di mezzo e cioè il diritto di cultura. Se questi bambini sono culturalmente italiani, studiano in Italia, parlano italiano meglio della lingua dei loro genitori, diamogli la cittadinanza” conclude il ministro” |
g.vincenti |
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vincenti
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Scritto - 17/02/2012 : 11:04:16
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Pubblichiamo di seguito il testo dell’intervista del presidente Anci Graziano Delrio al quotidiano ‘L’Avvenire’ sulla questione del gettito dell’Imu alla Chiesa. Secondo le elaborazioni dell'Anci, l'Ici sugli immobili degli enti non commerciali, in cui si svolgano attività con fini di lucro, varrebbe 5-600 milioni di euro. Non è una previsione un po' troppo ottimistica? Innanzi tutto - risponde Graziano Delrio, presidente dell'Anci oltre che sindaco di Reggio Emilia - quel che scrivono le agenzie di stampa non mi pare del tutto chiaro. Si tratta di una stima prudenziale e riguarda tutti i beni immobili non profit, ecclesiastici e laici. Quindi non vale mezzo miliardo? Il valore di 5-600 milioni che abbiamo diffuso è il frutto di una revisione di stime precedenti, ma si tratta di un valore ancora da accertare, in quanto il gettito finale dipenderà da come sarà scritta esattamente la norma ora in gestazione e da come verrà individuata la base imponibile. Elementi ancora incerti. Quali sono esattamente le incognite? Mancano alcuni dati e per questo ho detto che si tratta di una stima prudenziale, che include anche gli immobili del non profit laico. In particolare, manca un'anagrafe completa dei beni immobili e delle loro destinazioni e si sconta un ritardo negli accatastamenti. Secondo i dati del Tesoro, l'esenzione Ici di cui godono tutti gli enti non commerciali in Italia è pari a 100 milioni. Perché la vostra valutazione è tanto diversa? Credo che se le stime del passato erano eccessive - ricordo quella dell'Ares che parlava di due miliardi e una stima della stessa Ifel, la fondazione dell'Anci, che si attestava sulla cifra di un miliardo - quella del Tesoro sia troppo bassa.
Personalmente ritengo che alla fine il gettito reale nel 2012 sarà intorno ai 200 milioni. Qual è il peso del non profit laico in questo computo? Ritengo sia di circa un decimo del gettito, in quanto il peso degli immobili ecclesiastici resta preponderante. Nell'ambito di quelli destinati ad attività commerciale vanno sottratte naturalmente le aree destinate al culto e alle altre attività esenti, che continueranno a godere dell'esenzione.
Perché avete accusato il governo di mancanza di collegialità? Il governo avrebbe dovuto creare un tavolo con la Chiesa cattolica e i comuni. Non dobbiamo dimenticare che la Cei ha espresso la sua disponibilità e che i sindaci applicheranno concretamente le nuove norme. Quel percorso avrebbe consentito di muoversi con minori incognite. |
g.vincenti |
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tpa
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Scritto - 18/02/2012 : 09:45:58
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dal sito civicasrl.it
Individuare la «quota» dell'immobile utilizzata a scopi commerciali, autocertificarla in un modello ad hoc preparato dall'amministrazione finanziaria, e su quella pagare l'Imu.
Dovrebbe essere questo il percorso che supererà l'attuale «no-tax area» degli immobili posseduti dagli enti ecclesiastici e dalle altre realtà non commerciali e che, secondo i primi riscontri arrivati ieri da Bruxelles, dovrebbe spegnere la procedura di messa in mora nei confronti dell'Italia. Un'operazione destinata, se avrà successo, a chiudere definitivamente anche la partita degli arretrati che invece diventerebbe spinosa in caso di condanna dell'Italia in sede europea. In gioco c'è una base imponibile potenziale molto variegata, che supera i 171,5 miliardi di euro (il dato si basa sulle stime realizzate dai tecnici Ifel nel corso del confronto con il Governo sul fisco municipale) e che, a seconda della quota che riuscirà a evitare il pagamento anche dopo che il decreto fiscale in preparazione fisserà le nuove regole, potrebbe produrre un gettito compreso fra i 700 milioni e il miliardo di euro all'anno. Naturalmente, gli effetti concreti dipendono dai chiarimenti sulle singole categorie di immobili: le scuole parificate, per esempio, potrebbero rientrare nella categoria profit, ma va ricordato che gli istituti statali sono esenti Ici.
A guardare con attenzione alle evoluzioni dell'Imu annunciate mercoledì dal presidente del Consiglio Mario Monti, del resto, non c'è solo la Chiesa: in ballo ci sono anche le associazioni non profit (ma non le cooperative sociali, che già nel vecchio regime pagavano l'Ici salvo decisioni diverse da parte del loro Comune), i partiti, i sindacati, le fondazioni, le associazioni sportive, i circoli privati. Tutte queste realtà sono oggi coperte dall'ombrello dell'esenzione, ma non tutte sembrano accomunate dallo stesso destino una volta che sarà introdotto il nuovo parametro.
Tutto nasce, infatti, dal doppio passaggio bipartisan attuato fra il 2005 e il 2006 che ha sottratto all'Ici gli immobili di questi soggetti in tutti i casi nei quali l'utilizzo non fosse «esclusivamente commerciale». Su questo ribaltamento del parametro originario, secondo il quale erano esentati solo gli immobili utilizzati «esclusivamente a fini non commerciali», si è innestata una prassi diffusamente generosa, di solito aiutata anche dai mancati controlli da parte dei Comuni sugli immobili che anche con quelle regole avrebbero potuto produrre gettito.
La nuova ipotesi della "radiografia" degli immobili, per individuare le aree utilizzate per scopi commerciali e ri-sottoporle alla tassazione, sembra però destinata ad avere effetti diversi a seconda della tipologia dei proprietari. Il terreno, infatti, è parecchio articolato, come mostra per esempio il caso del terzo settore. Già oggi, prima di tutto, il suo panorama è diviso fra le cooperative sociali, che non godono dell'esenzione generale e devono nel caso ottenerla dal singolo Comune, e le associazioni, che invece oggi entrano nella "no-Imu area".
Per questi soggetti la futura tassazione dipenderà dalla concreta possibilità di individuare la quota commerciale dell'attività di ciascun ente: un'impresa non semplice, all'interno di un novero di settori che va dalle associazioni culturali o di promozione turistica all'associazione nazionale allevatori del cavallo da sella italiano, giusto per citare qualcuno dei soggetti realmente esentati dall'imposta a Roma.
Sotto l'influsso della novità in arrivo finisce poi il variegato mondo dei circoli privati che già oggi, quando sono finti e nascondono in realtà locali e ristoranti profit, entrano nelle cronache quotidiane sulla lotta all'evasione erariale.
Con il nuovo criterio della tassazione legata all'attività commerciale, dovranno passare alla cassa per l'Imu a prescindere dalla loro natura giuridica. Più complesso è il discorso su realtà come fondazioni, partiti e sindacati. Per capire le loro prospettive di tassazione bisognerà vedere come sarà concretamente inteso il carattere «commerciale», i cui confini non coincidono esattamente con quelli dell'attività «profit»; i sindacati, per esempio, svolgono servizi di assistenza fiscale dietro compenso, ma i Caf sono in genere società a parte che non coincidono con i proprietari dell'immobile. FONTE: IL SOLE 24 ORE |
Amedeo |
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tpa
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Scritto - 18/02/2012 : 14:51:01
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Perché questa attenzione non c’è sul tema della rivalutazione delle rendite catastali che vale 70 volte di più ?”
Pubblichiamo il testo dell’intervista rilasciata dal segretario generale Angelo Rughetti al quotidiano della Cei sulla questione dell’ Imu alla Chiesa.
Seicento milioni? Angelo Rughetti, direttore generale dell’Anci, ci mette in guardia: “Qui non abbiamo numeri. Nessuno ha numeri”. Una pausa leggera precede il nuovo avvertimento: “E non si fidi di chi dice di averli”. Parla in maniera schietta Rughetti. Con un solo vero obiettivo: fare chiarezza sulla vicenda Ici- non profit. Ripetiamo la domanda: seicento milioni? E’ questa la cifra che alla fine potrebbe entrare nelle casse dei Comuni? Rughetti non vorrebbe smentire il presidente dell’Anci (l’Associazione nazionale dei Comuni italiani), Graziano Delrio. Ma non può non dire no a questo balletto di ‘numeri rubati’ che “vengono usati da chi vuole far passare una lettura che fa comodo”. Comodo? “Nelle ultime ore mi hanno chiamato molti giornali. A tutti ho spiegato che non esistono numeri e poi leggo titoli che danno numeri…”. Rughetti ha la faccia da persona perbene. Ha iniziato a lavorare all’Anci nel 1990. Ora è il direttore generale e accetta di parlare per “sgombrare il campo da disinformazione e strumentalità”.
Ci spieghi: vede il tentativo di far passare una lettura…
Sì una lettura di comodo. Questo è un argomento che ingolosisce certi media. Si scrive di tutto. Con superficialità ed approssimazione. Ripeto ho parlato con più di un giornale, ma poi.. Ci si innamora troppo dell’ideologia.
Intanto: arriveranno ai Comuni questi 600 milioni?
Credevo di essere stato chiaro: sfido chiunque a dare numeri certi. Anche quasi certi. Qui tutto è empirico, non c’è nulla di scientifico. Io non so fare cifre. Il governo ha detto 100 milioni e siccome chi l’ha detto è Vieri Ceriani (ieri responsabile fiscale di Bankitalia e oggi sottosegretario all’Economia del governo Monti ndr) che è una persona che conosco, stimo e queste cose le ha sempre studiate…
E allora i giornali?
Beh. Fanno le loro scelte.. Le vuole definire scelte editoriali? Ma poi i numeri non ci sono. E mi fa pensare che ci sia tutta questa attenzione. Le spiego: la partita sull’Imu vale 22 miliardi, quello di cui stiamo parlando può valere 100 milioni. Capisce? Qui all’Anci c’è un centro studi, una fondazione che si occupa di analizzare la finanza e l’economia locale… Siamo concentrati più su altre cose, sono altre le priorità. Ci interessa assai più la rivalutazione del 60 per cento delle rendite catastali che l’Imu sul non profit. La prima partita vale 7 miliardi; bisogna capire, sapere, i nostri ricercatori sono attenti a questo, non a una partita che, numeri alla mano, vale settanta volte di meno. Se poi davvero li vale.
Sta dicendo che nelle casse dei Comuni con la nuova norma potrebbero entrare addirittura meno soldi di quanti ne entrano ora?
Sto dicendo esattamente questo. Non conosco il contenuto della norma, ma se le agenzie di stampa sono attendibili… Vede, fino ad ora si è giocato su tre parole: pagano le attività ‘non esclusivamente commerciali’. Ora si scrive ‘pagano tutte le attività commerciali’. E se l’italiano ha un senso, tanti che fino a ora hanno pagato, non dovrebbero più pagare.
L’impressione è che ancora in attesa della norma, restino zone opache.
Anci e Cei hanno sempre avuto una collaborazione leale. E si sono sempre intese. Il punto è chiaro: le attività commerciali pagavano, pagano e pagheranno.
C’è chi racconta di una tentazione di colpire anche le scuole.
Ma scherza? Perché dovrebbero pagare le scuole? Mica sono circoli sportivi, lì si formano i nostri ragazzi. Ma vuole la mia verità? Su questo e su altro, alla fine non ci saranno margini di ambiguità. (com/gp) |
Amedeo |
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tpa
390 Posts |
Scritto - 18/02/2012 : 14:51:59
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Credo che anche destinare fondi come prevede Monti non serva a granche'. Questa la chiamerei una toppa. Messa sopra una situazione di estrema penalizzazione dei Comuni'. Lo afferma, in un'intervista al Mattino, Vito Santarsiero, sindaco di Potenza e delegato Anci per le politiche per il Mezzogiorno, riferedosi alla possibilita' di destinare gli introiti dell'Ici ai Comuni. Il sindaco lamenta anche che “il federalismo non c'e'. Non e' stato attuato. E' stata fatta solo una redistribuzione di risorse ai Comuni rispetto ai vecchi trasferimenti. Quel che manca e' l'autonomia gestionale, fiscale, la creazione di fabbisogni standard e un vero fondo di tutela per i territori che hanno minor gettiti fiscali. E poi va scritta subito la carta delle autonomie. Altrimenti non si va da nessuna parte”.
“Abbiamo considerato che l'Imu potesse essere positiva per le nostre casse - aggiunge - ma poi se ci si aggiunge quella norma che prevede che il 50% dei fondi debba essere trattenuto dallo Stato, allora. Senza questo provvedimento e senza la tagliola del patto di stabililta' non c'e' dubbio che staremmo molto meglio. Cosi' invece non si possono fare investimenti e con continui tagli noi abbiamo davvero le mani legate'. |
Amedeo |
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85st
648 Posts |
Scritto - 23/02/2012 : 21:11:32
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Slitta l'imposizione dell'Imu sui beni ecclesiastici senza esclusivo fine di culto. La bozza di decreto sulle semplificazioni fiscali, che dovrebbe essere approvata venerdì prossimo dal Consiglio dei ministri e arrivare in Aula mercoledì della settimana entrante, non conterrà probabilmente - sulla base di quanto si è appreso sinora - le nuove norme che estenderebbero il pagamento dell'imposta anche sugli immobili della Chiesa adibiti ad uso commerciali, anche se non interamente.
A questo proposito, fonti autorevoli ventilano l'ipotesi che l'imposizione verrebbe inserita in un emendamento ad hoc da introdurre nel successivo iter di conversione del decreto, affinchè sia condivisa anche dal Parlamento. Secondo studi accreditati, confermati pure dall'Anci, l'applicazione dell'Imu sugli edifici ecclesiastici frutterebbe all'erario circa 700 mln di euro; altre stime parlano invece di oltre 1 mld e mezzo di euro. |
Valeriana |
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vincenti
1029 Posts |
Scritto - 27/02/2012 : 18:23:21
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La commissione industria del Senato approvato all'unanimità l'emendamento al decreto liberalizzazioni relativo all'Ici sui beni immobili della Chiesa e sul ‘no profit’. Il voto e' stato espresso subito dopo la visita del presidente del Consiglio Mario Monti in commissione per spiegare e dare il senso della proposta messa a punto dal governo.
Lo stesso premier ha detto che l'emendamento sull'Ici per la Chiesa “e' stato informalmente sottoposto all'Ue per avere rassicurazioni che possa essere chiusa” l'infrazione. “Non vorremmo destabilizzare questo delicato meccanismo di andata e ritorno”, ha affermato Monti. |
g.vincenti |
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piscino
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Scritto - 28/02/2012 : 21:20:49
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Approvata all’unanimità la norma, a seguito dell’emendamento del decreto “Liberalizzazioni”, che introduce l’Ici sui beni commerciali degli enti no profit e della Chiesa in attesa che si esprima anche l’Ue, dopo che l’emendamento è stato informalmente sottoposto a Bruxelles. Lo stesso premier auspica che il governo “sia riuscito a definire questa delicata materia”, chiudendo in questo modo l’infrazione. Ora si attende di sciogliere i nodi legati ai criteri dell’applicabilità della norma sugli immobili soggetti e, di conseguenza, all’impatto economico che avrebbe il relativo gettito sui Comuni.
Tre sono i criteri per identificare il carattere non commerciale degli immobili a carattere commerciale, in base ai quali, per esclusione, si individueranno le scuole e le altre attività non profit, in primis della Chiesa, che potranno godere dell’esenzione dall’Imu. Li ha spiegati lo stesso premier Mario Monti alla commissione industria del Senato. “L’attività paritaria rispetto a quella statale - ha detto Monti a proposito del primo parametro - è valutata positivamente se il servizio effettivamente prestato è assimilabile a quello pubblico, sotto il profilo dei programmi di studio e della rilevanza sociale, dell’accoglienza di alunni con disabilità, dell’applicazione della contrattazione collettiva del personale docente e non docente”.
Il secondo parametro, ha spiegato ancora il premier, è che “Il servizio sia aperto a tutti i cittadini alle stesse condizioni, nonché le modalità di eventuale selezione all’ingresso, ovvero successiva esclusione, correlata al rendimento scolastico, siano articolate secondo norme non discriminatorie”. Infine il terzo parametro: “l’organizzazione dell’ente, anche con specifico riferimento ai contributi richiesti alle famiglie, alla pubblicità del bilancio, alle caratteristiche delle strutture, sia tale da preservare senza alcun dubbio la finalità non lucrativa, ed eventuali avanzi non rappresentino profitto, ma sostegno direttamente correlato ed esclusivamente destinato alla gestione dell’attività didattica”. Monti ha poi spiegato che la “chiarificazione” su cosa si intenda per “non commerciale” non à da “circoscrivere ad uno specifico settore, quale quello scolastico”, bensì a tutte le varie attività del settore no profit.
Sul gettito, che potrebbe derivarne- si dice dai 100 milioni (stima tesoro) a 700 milioni (stima Comuni) fino a 2 miliardi di euro - e che andrà alla futura riduzione della pressione fiscale, si esprime anche palazzo Chigi che fa sapere che “in coerenza con il comportamento tenuto da questo Governo in casi analoghi, non si ritiene opportuno procedere ad una quantificazione preventiva delle maggiori entrate. Queste ultime saranno accertate a consuntivo e potranno essere destinate, per la quota di spettanza statale, all’alleggerimento della pressione fiscale. In ogni caso vengono riconosciute e salvaguardate le attività non commerciali realizzate dagli enti sopra citati, tanto più meritevoli di considerazione nell’attuale congiuntura economica che impone misure di consolidamento fiscale”. Ma, secondo altre stime, si tratterebbe di circa 100 mila immobili, di cui 9 mila sono scuole, 26 mila strutture ecclesiastiche e quasi 5 mila quelle sanitarie. Da questa “galassia” nasce il balletto delle cifre sul valore finale dell’esenzione dell’Ici sui beni ecclesiastici. Balletto di cifre che va avanti da anni: nessun certezza, quindi, anche se nelle casse pubbliche non dovrebbero entrare “miliardi” di euro. (Roberta Scammacca)
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eugenio@piscino.it |
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